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Net zero 2050: Si, ma come?
Per vincere la sfida della “resistenza al cambiamento” serve anche una transizione emotiva.
Vincere la sfida della “resistenza al cambiamento” con uno slancio di ottimismo ed imprenditorialità, questa la forte call to action rivolta ai giovani “masterizzati” durante la Cerimonia di Chiusura del Master SAFE. Così si può riassumere il contributo chiave dei keynote speaker emerso durante il dibattito alla Terrazza Civita, in Roma.
L’analisi prospettica delle dimensioni tecnica ed economica della transizione energetica, per l’obiettivo “Net zero emissions” al 2050 (mancano 28 anni), mette in luce una serie di percorsi di trasformazione già iniziati e che necessitano ora di una decisa accelerata.
Si pensi alla capacità globale di generazione di energia, ad oggi basata largamente sul fossile, per la quale l’obiettivo è rimpiazzare 4.000 impianti a combustibile fossile attualmente in funzione con 7.000 GW di rinnovabili, alla luce delle previsioni sulla crescita della popolazione, del trend di elettrificazione dei trasporti e delle minori ore di funzionamento annue tipiche degli asset rinnovabili. 7.000 GW significa 110 volte la capacità di generazione elettrica installata in Italia ed un investimento di 33.000 miliardi € distribuiti in 28 anni appunto.
Spostando l’attenzione sul tema della mobilità, l’obiettivo è di rimpiazzare il parco auto globale (circa 1,4 miliardi di auto) con veicoli a basso impatto e ciò richiede una spesa stimata di 56.000 miliardi € mentre l’investimento complessivo per la costruzione di Gigafactories per la produzione di batterie, apertura o ampliamento di miniere di Litio e la realizzazione delle infrastrutture di ricarica sarebbe di 600 miliardi €. Per completare lo scenario del settore trasporti su scala globale, 55.000 navi cargo sostenibili costerebbero 11.000 miliardi € e 25.000 aerei circa 5.000 miliardi €.
L’installazione delle rinnovabili citate e la conversione dei trasporti richiedono quindi un impiego complessivo di 100.000 miliardi € in 28 anni, per un importo di quasi 4.000 miliardi € all’anno. Il conto potrebbe apparire molto salato ma, osservando ad esempio, che la spesa globale annua in idrocarburi supera i 5.000 miliardi €, secondo i partecipanti al dibattito, non ci troviamo di fronte ad uno scoglio insormontabile.
Se le tecnologie per la transizione sono nella maggior parte delineate, con economia circolare ed innovazione tecnologica che dovranno contribuire ad affrontare il tema della scarsità di materie prime, la capacità produttiva e di realizzazione progettuale che non dovrebbero rappresentare un ostacolo, cosa rende sfidante questo percorso?
La risposta appare fin troppo semplice se si confrontano i 28 anni che ci separano dal 2050 con la durata dei processi autorizzativi per i progetti di grandi dimensioni come quelli di cui c’è bisogno, che spesso superano i 10 anni fino a raggiungere i 20 anni in alcuni casi.
Ecco quindi, che per i paesi che guidano il percorso di transizione, si rende urgente assicurare un contesto regolatorio stabile per agevolare gli investimenti e ridurre la complessità legislativa per mezzo di un’amministrazione pubblica che prenda decisioni con visione di lungo termine.
È qui che si crea il legame evidenziato durante l’evento, tra talenti e sostenibilità. Per vincere la “resistenza al cambiamento” e snellire i processi autorizzativi serve anche una transizione emotiva. Nel dibattito, gli speaker sollecitano soprattutto i giovani a mettersi in gioco ed esprimere il proprio spirito imprenditoriale, per innovare, superare le paure ed accelerare la transizione.
di Mattia Luchetta
Fonte: “World Transition 2050”, Ulf Berg – Bord Member, Climeworks